Trasformare: dal meridione al cuore dell’uomo
 

Ripensiamo l’economia del Meridione nel dopo Covid”, questo il titolo dell’incontro organizzato dalla Commissione socio pastorale del XII vicariato Paternò e Ragalna che si è tenuto on line il 9 giugno scorso e ha visto la partecipazione del professore Stefano Zamagni, Presidente della Pontificia Accademia Scienze Sociali; Don Alfio Spampinato, parroco della Chiesa Nostra Signora del SS Sacramento in Librino e Rita Palidda, Professoressa di Sociologia Economica presso l'Università di Catania.
Il professore Zamagni si chiede perché il mezzogiorno sia ancora oggi l’area di sottosviluppo più grande di tutta l’Unione Europea e prova a individuarne le cause e a proporre “terapie”.
Parte innanzitutto dal fallimento delle politiche per il Sud che sono state messe in atto nel tempo perché sono state fatte “per il Mezzogiorno” e non “con il Mezzogiorno”.
Fin dall'unità d'Italia, infatti, l'approccio è stato dall'alto al basso, come evidenziava già nel 1923 don Luigi Sturzo, il quale sosteneva che “solo il Mezzogiorno può salvare il Mezzogiorno, non pensate che da altre aree arrivi la soluzione dei nostri problemi.”
La mafia è sicuramente un altro fattore di sottosviluppo, ma ormai la sua presenza anche al Nord, purtroppo nelle stesse percentuali e modalità, ne fa un settore secondario di impedimento dello sviluppo.
Il rating della pubblica amministrazione e della capacità di governo del Sud è inferiore a quello del Nord, sia per la classe politica eletta sia per l'inefficienza della pubblica amministrazione che necessita di essere trasformata, non riformata, considerato che è pressoché uguale a quella dei tempi di Napoleone.
Bisogna necessariamente cambiare metodo; non riformare , ma trasformare, come dice anche papa Francesco. Le riforme spesso peggiorano la situazione perché consentono alle forze conservatrici di mantenere lo status quo.
Che fare?
Ricostruire il capitale sociale, che è fondamento dello sviluppo, il capitale sociale detto 'bridging', quello a largo raggio, che crea ponti e relazioni, basato sulla fiducia anche tra persone tra loro lontane. Il Sud è invece caratterizzato dal capitale sociale cosiddetto 'bonding', cioè ristretto, a corto raggio, a scarsa apertura, ripiegato su sé stesso, autoreferenziale, quindi non si potrà mai sviluppare. Servirebbe un capitale sociale di tipo 'bridging' anche al terzo settore, che vede presente un numero di associazioni e organizzazioni no profit inferiore del 50 % rispetto al Nord, pur avendo tante persone di buona volontà impegnate nel sociale. Trasformare il capitale sociale diventa allora fondamentale per colmare il gap Nord-Sud.
Trasformare il modello organizzativo della pubblica amministrazione. In ambiti ben definiti l'ente pubblico, (Comune, Regione, Stato ) non può più decidere da solo gli interventi senza coinvolgere altri attori ( mondo delle imprese, forze sociali , Terzo Settore) per decidere le priorità . Sono maturi i tempi per agire diversamente, fare tavoli di coprogettazione, attraverso i quali si rafforzano anche le strutture democratiche del territorio. Basta col misoneismo, il pensiero che non ci sia nulla da fare. La realtà non è immutabile, ma
trasformabile, questo è il fondamento del cambiamento, questa è la speranza che ha un fondamento di certezza.
Don Alfio Spampinato , parroco a Librino, sulla stessa linea d’onda del professore Zamagni, sostiene che anche per la Chiesa occorra una trasformazione , deve finire di essere un'associazione di bigotti , buoni per processioni e fuochi di artificio, e intervenire sull’uomo per formare coscienze critiche, di cristiani veri. La vera carità sociale è cambiare l’uomo per cambiare la società, non con l’assistenzialismo, ma puntando alla dignità del lavoro, all’eticità dell’agire umano che sia finalizzato al bene comune, per realizzare un’economia sana e una società più umana e più giusta. Trasformare le mentalità, perché spesso dense di mafiosità. I cristiani battezzati e impegnati nel sociale devono trasformare la loro fede che non si esprime solo tirando il cordone del fercolo di Sant'Agata, ma trasformando il loro quotidiano. Il meridione si rifonda se si trasformano l'uomo e la donna in Cristo.
La professoressa Rita Palidda , in riferimento al Mezzogiorno , evidenzia come gli indicatori del divario siano peggiorati nel tempo ma , cosa ancora più grave, è la sedimentazione di condizioni sfavorevoli allo sviluppo. Tutti i servizi funzionano male, dai servizi pubblici, all’istruzione, alla sanità, ed è un problema di quantità e non solo di qualità. Ad esempio pochissime sono le scuole a tempo pieno e invece l'antidoto più immediato al degrado del Sud è proprio la scuola, che è un vero e proprio presidio culturale, dove si impara innanzitutto la cittadinanza. Occorre allora puntare alla trasformazione dell’esistente, trasformare la scuola aumentando il numero degli istituti che osservano l'orario a tempo pieno, per contrastare l'abbandono scolastico che favorisce l'arruolamento della manovalanza mafiosa; tenendo aperte le scuole fino a sera, facendo corsi di teatro e di fotografia, cultura e sport. Trasformarle in presidio di legalità, luoghi di aggregazione non solo per gli studenti, ma anche per le loro famiglie.
Trasformare il reddito di cittadinanza in impegno attivo per la società.
Trasformare il terzo settore, associazioni no profit e sindacati, in costruttori di capitale sociale, attori protagonisti di tavoli tecnici di cooperazione. Trasformare il volontariato in militanza civile.
Ricucire le periferie, riqualificare l’ambiente.
Rompere le catene clientelari anche tra il volontariato.
Valorizzare le risorse esistenti.
Fare interventi mirati, non perdere tempo e non sprecare risorse.
Buona politica e buona cultura possono incrementare il capitale sociale.
Il professore Zamagni conclude evidenziando la preoccupante trasformazione delle coscienze, dall'individualismo dell’appartenenza , per cui il soggetto afferma la propria identità in relazione all’appartenenza alla famiglia o alla comunità, all’individualismo della singolarità, per cui il soggetto è tale se pensa solo con la propria testa e non rende conto a nessuno, è l’affermazione del “secondo me” metro e misura di tutte le cose, che fa dire al giovane del terzo millennio 'io affermo la mia identità se non appartengo a niente'. 'Credo? Sì, ma a modo mio, solo a modo mio'. E l'antidoto allora qual è? Ancora una volta la scuola ,purché si trasformi da luogo di istruzione a luogo di educazione. Questa è la sfida oggi.

Salvo Liotta

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