Orto sociale. Un segno di cultura.
 

Bisogna mettersi alla ricerca del “di là”, bisogna mettersi in strada e avventurarsi lungo i sentieri appena appena percepibili della immensa foresta dell’agire quotidiano. Bisogna fare di ogni cosa un simbolo, un segno e cercarvi cosa vi è nascosto, bisogna essere certi che ogni cosa esistente nel mondo, e ogni avvenimento, non è senza significato e anzi è un modo con cui l’eterno e l’infinito vengono in contatto con l’uomo.” [1]

Mi piace affidarmi alle parole di Don Giorgio Basadonna per aiutare a capire e a raccontare brevemente il quasi impercettibile miracolo capitato nella periferica parrocchia del Sacro Cuore dove un piccolo gruppo di uomini di buona volontà che si fa chiamare “Comitato di quartiere Ardizzone” è riuscito a realizzare un “orto sociale”. L’inaugurazione è avvenuta sabato 19 marzo. Un piovoso sabato. Quasi a voler significare che il buon Dio ha voluto riservarsi il privilegio di essere il primo a irrigarlo!

Si tratta di pochissimi metri quadrati in cui sono stati piantati vari ortaggi e verdure da donare a suo tempo a chi ne avrà necessità o chi vorrà “barattarli” con un’offerta per la parrocchia. La pace in terra promessa agli uomini di buona volontà traspare nel volto degli infaticabili agricoltori che lo hanno ideato e realizzato. La pace e la soddisfazione delle opere ben fatte con le poche cose a disposizione: attrezzi personali, vecchie latte di colore per tingere il capannino, le canne per la recinzione, tegole e mattonelle riciclate, testa, braccia e mani.

Quali i significati da cogliere? Innanzitutto il senso del seme, poi quello del lavoro, poi quello di essere utili agli altri, poi quello della cura della terra, ma soprattutto il senso della pienezza di vita e vitalità che i membri del Comitato di quartiere hanno saputo esprimere dando vita all’orto sociale.

Volendo scavare ancora tra i segni per andare al di là del visibile diciamo pure che la parola cultura deriva dal latino colere cioè “coltivare, lavorare la terra”. È intuitivo e facile mettere quindi in parallelo l’iter che porta alla realizzazione di un orto sociale con la preparazione di un orto culturale di largo respiro come si potrebbe desiderare per la nostra città. Si parte da un’idea, da un progetto, si prosegue calcolando le risorse e, procedendo verso la preparazione del campo, si continua con la cura. Volontà, fantasia, cura, nascita, sviluppo. È il paradigma di ogni attività educativa, sociale e politica.

L’idea dell’orto sociale non si ferma qui. C’è in progetto di concretizzarne un altro nella vicina parrocchia dello Spirito Santo e a seguire, incontrando il favore di parrocchie, associazioni e cittadini, di estenderne la realizzazione in tutta la città.

Segni di bontà umana tra la sterpaglia del banale, del superficiale e della ripetitività sterile. Sono attività buone e giuste. Coltiviamole.

   

Gianni Paternò

[1] Giorgio Basadonna, Spiritualità della strada, Editrice Àncora, Milano, 1987, p. 14.